Lorizio: riprendere la Parola, per ripensare la vita delle comunità e dell'uomo
“Riprendere il tema della ‘parola’” per “comunicare in maniera viva, vitale ed efficace la fede”. Così don Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Pontificia università lateranense di Roma, nella relazione introduttiva della 63ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale. "Riprendere la Parola significa riprendere il dialogo", ha aggiunto, ricordando che "il concilio Vaticano II, insieme alla parola, ripropone il dialogo". Per il teologo "le comunità parrocchiali devono ripensarsi intorno alla Parola: si tratta d'interpretare la storia, la vita alla luce della Parola".
Dal Concilio Vaticano II a oggi vi è un “lungo cammino che parte dalla ‘Dei Verbum’ e riconsegna alla Chiesa – non solo a teologi ed esegeti – la Bibbia”. "La Dei Verbum rimette la Bibbia in mano a tutti", ha puntualizzato don Lorizio richiamando che "su gesti e parole si fonda la sacramentalità della Chiesa". "Il gesto senza la parola - ha aggiunto - è ambiguo. Ogni atto d'amore necessita insieme di gesti e parole".
Il docente ha quindi chiesto di rifuggire dal “falso dilemma” che, riguardo al Concilio Vaticano II, contrappone “dottrina” a “evento”, mettendo in guardia su come l’incontro “ricco di fascino” con il Vaticano II sia oggi “problematico” a causa “del diffondersi di letture di stampo ideologico, tendenti a operare una sorta di riduzionismo dell’evento e del dettato conciliare a posizioni ecclesiali e teologiche preconcette e strumentali”.
“Il Concilio – ha aggiunto – è stato senz’altro un evento ecclesiale e socio-culturale d’immensa portata, che si è cristallizzato e ci viene consegnato in un insieme di scritti dottrinali (che peraltro si pongono su diversi piani di autorevolezza), i quali chiedono di essere letti e interpretati correttamente e nella maniera più esauriente possibile”. Per far ciò dottrina ed evento devono procedere di pari passo. “Senza il riferimento all’evento conciliare – ha sottolineato – gli elementi di dottrina che il Vaticano II ci offre sarebbero privi del loro humus e del loro contesto”, mentre “senza la componente dottrinale il Concilio rischia di essere storicisticamente interpretato e depauperato del messaggio che pure ha inteso rivolgere ai fedeli cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà”.
Seguendo questa “bipolarità tra evento e dottrina”, ha concluso, occorre “proporre ai giovani, che non hanno vissuto la stagione conciliare, e quindi possono apprenderla solo attraverso lo studio delle testimonianze e dei documenti, questo fondamentale momento della storia del Novecento”.
Siamo invitati ad uscire dall'esilio della Parola - altro tema toccato nella relazione - e ad essere grembo silenzioso che accoglie la Parola, per portare barlumi di luce nella notte.