Curiosità

Tra i volti del COP: Stefania Gandola

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Sabato 26 gennaio 2013, la dott.ssa Stefania GANDOLA, per anni Segretaria del Centro di Orientamento Pastorale, all'ora del Vespro lasciava fiorire sulle sue labbra l'AMEN che la introduceva nella Casa del Padre. L'Eccomi, risuonato nel canto d'ingresso della Celebrazione Eucaristica delle esequie, ha sottolineato quella preparazione e serenità interiore che, più volte nella vita, portò Stefania a rispondere alla chiamata di Dio: con un servizio incondizionato ed umile alla Chiesa; con il suo essere figlia, sorella e zia esemplare (non scorderemo mai le parole della testimonianza - saluto dei nipoti); con il suo silenzioso convivere con "quell'avversario" che, pur strappandola alla vita, non è stato capace di strapparle la calma, la dedizione alla missione, il sorriso, l'affabilità e le capacità di ascolto e conforto, doti tutte che la caratterizzavano. Oggi, 24 Giugno 2013, in apertura della LXIII Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale, non possiamo fare a meno di ricordarla e le diciamo:

«Cara Stefania, una rosa bianca ti abbiamo posto accanto, perché tu potessi porgerla a Dio ed insieme con noi ringraziarlo per il Suo operato nella tua vita. Questa pagina web, nascosta tra le tante, meno in vista, fa memoria di te, persona che ha saputo organizzare e vivere gli eventi del COP come presenza discreta ed al contempo attiva: in essa riportiamo quanto pubblicato sul numero 1/2013 di Orientamenti Pastorali, la rivista che per anni hai curato e di cui hai desiderato, per l'anno in corso, un rinnovamento grafico. Un tuo nipote ci ha raccontato che eri brava a "fare magicherie": ne siamo convinti, per via dell'attenta accoglienza e delle sorprese da te riservateci nel corso delle Settimane Nazionali di Aggiornamento Pastorale. Siamo anche convinti che dal cielo chiederai a Dio, per ciascuno di noi e per il COP, "benedizione". Arrivederci».

I tuoi amici

La morte è il segno incontrovertibile del limite umano. Ogni morte ce lo sbatte in faccia fino a diventare un dramma. Lo è stato anche per Gesù che pure aveva scelto volontariamente questa strada per la redenzione del mondo.

Lo sconquasso non è solo di chi finisce i suoi giorni, ma anche di quanti sono stati legati a quella vita. Lo è in particolare per i familiari, ma anche per la cerchia di amici e conoscenti. Senza dire dei corresponsabili nei vari impegni che uno si è trovato a svolgere nella vita. È il caso, per me e per tutto il movimento del COP (Centro di Orientamento Pastorale), della scomparsa di Stefania Gandola. Da molte decine di anni Stefania è stata per noi il punto di riferimento intelligente, volitivo, operativo. «Orientamenti Pastorali», il mensile del COP, ha beneficiato della sua capacità di selezione di temi, studi e notizie che hanno reso l’organo del Centro un autentico servizio alla comunità cristiana d’Italia e di molti corrispondenti anche stranieri.

Penso che sia sempre difficile per un responsabile valutare fino in fondo le qualità dei suoi collaboratori. Ma non lo è affatto se parliamo della Professoressa Stefania Gandola. Al COP si era affacciata ancora ai tempi dell’Irades (Istituto ricerche applicate documentazioni e studi) al quale il COP è stato legato per alcuni anni. L’Irades era sostenuta da un gruppo benevolo di imprenditori e politici. Animato da don Piero Pace, disponeva di vistose possibilità operative. Quando all’inizio degli anni settanta venne a mancare questo supporto, il COP mantenne la sua identità riducendo però necessariamente organici e servizi. Il dilemma era stato quello di porre fine a una esperienza, modesta certo, ma anche esaltante, oppure accettare una riorganizzazione con la concentrazione di programmi e iniziative.

Questa, d’intesa con la CEI, fu la nostra scelta. Ma ognuno vide che questa forzata decisione era possibile solo a condizione di trovare almeno una persona capace, comprensibile, disponibile.

È proprio in questo momento cruciale che entra in gioco Stefania Gandola. Aveva conosciuto in quegli anni il nostro lavoro. Pur proseguendo i suoi studi all’Università, già collaborava. Una volta laureata ella si disse disponibile, pronta anche a non dar seguito ai normali adempimenti che la qualificavano per l’insegnamento. Fui io stesso a pretendere che invece dovesse disporre del completamento curriculare per evitare di perdere migliori opportunità professionali. In effetti non ci fu bisogno di cercare altrove pienezza di impegno. La professoressa Gandola molto rapidamente diventò la segretaria del COP nella forma più completa. A lei facevano capo gli incontri mensili di redazione, la preparazione alle Settimane Nazionali di aggiornamento pastorale, nonché la presenza a convegni regionali, rapporti con amici e relatori, servizio stampa in Vaticano e con i vari dicasteri, con la CEI, la Caritas ecc… Basterebbe pensare alla confezione (e creazione) di dieci numeri mensili della rivista «Orientamenti Pastorali» per avere un’idea adeguata del lavoro assicurato. Era normale per tutti noi, anche da lontano, rifarsi a lei per avere documenti, segnalazioni, raccordi con persone interessate. È proprio vero che ci si rende conto della vastità degli interessi coperti solo quando, come nel nostro caso, sorella morte ce li toglie tutti, bruscamente e definitivamente.

Abbiamo parlato di impegni che per circa quarant’anni sono stati assolti con intelligenza e scrupolo da Stefania Gandola. Forse sarebbe più delicato, ma anche più doveroso, sollevare qualche velo sulla vita spirituale che la sua innata riservatezza e modestia ha sempre coperto. Potremmo dire che pur nella disinvoltura di una donna bella e senza complessi, si celava un’anima francescana. Una prova: è stata molto legata a padre Gino Concetti in Vaticano e nell’Università francescana di via Liberiana. E non erano solo rapporti di lavoro per l’attenzione sempre data a Padre Concetti al lavoro del COP. Da quella vena gli veniva in modo evidente una serenità e una calma che garantiva una precisione, ma anche una sicurezza nel suo impegno. Dopo il concilio Vaticano II, Stefania era più che mai convinta della natura della Chiesa come Popolo di Dio, e dunque sulla rivalutazione dei laici. Penso proprio che la sua vita sia la migliore testimonianza di quanto vera e praticabile sia la dottrina evangelica sulla grazia, sui doni e sui carismi che lo Spirito distribuisce a tutti i fedeli.

E mi pare giusto aggiungere che questa visione di fede ha generato in Stefania un grande amore per la Chiesa e nella Chiesa. A Roma, ma anche in giro per l’Italia, erano frequenti gli incontri con personalità e con istituzioni ecclesiali con limiti più o meno vistosi. Il «gossip» sui difetti spesso diffuso anche nei nostri ambienti non ha mai trovato spazio in lei. Dove era possibile cercava scuse o attenuanti, oppure taceva fidandosi certo della misericordia del Signore. Solo a Dio è affidato il giudizio. Era questa la convinzione di San Paolo che non osava fermarsi alla pur convinta testimonianza della bontà della sua condotta (cf. 1 Cor 4,4). È proprio in questa valutazione di tipo spirituale che possiamo meglio comprendere e valutare la continuità di un servizio che onora chi ci ha lasciato, ma che può diventare garanzia per quanto potremmo assicurare anche nel futuro. Stefania Gandola, in definitiva, è stata sicuramente una autentica prova di bontà da parte di Dio per il «Centro di Orientamento Pastorale» e per la Chiesa in Italia. Nell’amarezza del distacco non possiamo fare a meno di invocare dal Signore un seguito adeguato come garanzia di continuità della nostra presenza nella pastorale.

+ Gaetano BONICELLI

 

Affidiamo a Dio la vita generosa e tutta dedita al bene della chiesa e della vita cristiana, che Stefania ha trascorso. Devo a lei e ai suoi familiari, che l’hanno aiutata a svolgere il suo lavoro, gratitudine per il suo servizio qualificato, generoso, intelligente, preciso al Centro di Orientamento Pastorale. Lei vi lavorava già tanti anni quando sono stato coinvolto anch’io in questo appassionante lavoro di pensare prima di agire a tutta la nostra vita pastorale e di aiutare a riflettere sulla vita quotidiana della chiesa, sia quella alta che quella più semplice e fondamentale che è la parrocchia.

Non posso dimenticare la partecipazione alla formulazione di progetti con acutezza, tenacia, ma sempre schiva e al suo posto. Una vera vita da mediano, capace di lavorare sempre senza apparire. Non le mancava l’intelligenza delle cose che si facevano e quindi l’apporto anche alla loro corretta formulazione. Con il suo lavoro la rivista Orientamenti Pastorali o gli Atti delle Settimane di Aggiornamento erano sicuri di andare in porto e con una precisione indiscussa.

Abbiamo perso un grande collaboratrice, ma non certo i suoi esempi di dedizione intelligente e di vita cristiana convinta.

+ Domenico SIGALINI