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Martedì, 26 Giugno

Filippini: Eucaristia segno di contraddizione che invita ad una decisione di fede

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Roberto Filippini, biblista e rettore del seminario di Pisa, ha guidato nella cappella del Corporale del Duomo di Orvieto, la riflessione sul rapporto Eucaristia e vita, commentandone gli affreschi. Di seguito, il testo-sintesi consegnato ai convegnisti.

L'imponente ciclo di affreschi che copre le pareti e la volta della Cappella del Corporale si presenta come una complessa pagina ti teologia e di catechesi in cui il mistero eucaristico è presentato agli occhi della fedele, nella modulazione di due linguaggi giustapposti.

Mente nelle pareti laterali vicino all'altare e anche in basso nella prima parte della cappella, campeggiano le storie dei miracoli eucaristici, con il loro tono apologetico ed edificante, secondo la teologia più recente tutta volta a proclamare la presenza reale come risposta alle questioni metafisico razionalistiche, basta alzare lo sguardo verso le vele del soffitto e muoversi dall'ampia lunetta sopra la porta d'entrata fino alla parete frontale che fa da sfondo al tabernacolo marmoreo della reliquia eucaristica, per ritrovarci immersi in un programma mistagogico, quasi integralmente scritturistico che ripropone la grande riflessione simbolica, patristico-medievale sull'Eucaristia.

Partendo dalla rappresentazione dell'Ultima Cena, nella controfacciata, attraverso la zona percorso che mostra il consensus fra Antico e Nuovo Testamento e il passaggio da una economia sacramentale all'altra, la mutatio sacramentorum di cui scrivono i padri. Dall'ultima vela centrale in alto, l'occhio del fedele, può spostarsi finalmente sul grande affresco della crocifissione che già all'inizio è il punto di attrazione di tutta la cappella. L'Eucaristia viene dunque pensata e vissuta non solo come la presenza reale del corpo di Cristo, come il corpo mysterio, ma come corpus in mysterium passionis.

Non è infine irrilevante che la grande scena della crocifissione sottolinei le diverse opzioni e sorti dei due malfattori crocifissi con Gesù: le due figure vengono infatti a collocarsi ai lati, non solo del Cristo che si staglia su un'altissima croce, ma anche e soprattutto del tabernacolo del Corporale. I due opposti atteggiamenti interpellano ad una scelta: come il Corpurs in Mysterio, l'Eucaristia, diventa segno di contraddizione, corpus contraddictionis come il corpo crocifisso, invitando ad una decisione di fede che renda partecipi della gloria del Risorto.

Filippini ha concluso il suo intervento con le parole di Tommaso D'Aquino, pronunciate ad Orvieto nel 1264: "O nostra Pasqua in cui si immola Cristo, il quale, perciò, esige il passaggio dai vizi alle virtù e così realizza la libertà degli Israeliti spirituali. O cibo appetitoso e niente affatto detestabile che richiede di essere masticato mediante la fede, di essere assaporato con la devozione e con l'unione affettuosa; di essere triturato, non con i denti materiali, ma con gli articoli della fede. O viatico del nostro pellegrinaggio che conduci i viandanti al monte delle virtù!".

Libro suggerito: SPAZI E IMMAGINI DELL'EUCARISTIA - Il caso di ORVIETO. G. Cioli, S. Dianich, V. Mauro, Centro Editoriale Dehoniano

 

Virgili: C'è bisogno di parole che restino

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Riflette Rosanna Virgili, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico marchigiano: “Eucaristia è farsi manna per tutti, è risposta alla fame dell’uomo e non prescinde dalle grida dell'umanità. Per questo una vita eucaristica non può non rispondere ai bisogni”. Oggi “manca una parola che resti solida, di fronte al quale stabilirsi”, osserva pensando in particolare ai giovani, i quali hanno bisogno di futuro, e “la nostra vita non finisce con la crisi economica (bisogno di pane)... Il futuro è nel pane che non perisce”. Sul ruolo della diaconia delle donne nel Nuovo Testamento, “se oggi le donne non si fanno più maestre nella comunità e nella vita della Chiesa bisogna individuare in che modo ripensare fiducia e responsabilità nei loro confronti nelle parrocchie. Donne e uomini delle nuove generazioni – ribadisce Virgili – hanno bisogno di parole che restino e di persone che credono a quanto dicono; gli adulti da parte loro non devono aver paura delle nuove forme di fame e di pane da mangiare che i giovani chiedono alle comunità cristiane”.

 

Morichetti: in famiglia e nel lavoro non separare eucaristia e vita

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Guido Morichetti, della diocesi di Orvieto-Todi, partendo dalla sua professione di architetto ha raccontato il suo rapporto con l'eucaristia nel quotidiano: “Proprio io che mi reputavo un borghese ho capito che nella professione di architetto ci devo stare con la modalità della coerenza, senza sconti, come laico a tutto tondo, senza imitare preti e suore. Mi ritrovo davanti a mia moglie con la stessa intensità di contemplazione che vivo davanti all'eucaristia”. “I laici – secondo Morichetti – devono vivere la loro sessualità e professione senza separare eucaristia e vita: l’eucaristia rigenera i rapporti tra me e gli altri”.

   

Soddu: dall'Eucaristia un'esplosione di vita

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“La carità se non si paga di persona non è autentica carità”, ricorda il direttore della Caritas italiana, mons. Francesco Soddu. “L’eucaristia ci apre al trascendente perché per essere condivisa bisogna che sia spezzata con e tra la gente. Non ci sono pacchi di pasta o vestiti usati ma vi sono sempre relazioni concrete”. “L’eucaristia se non è vissuta concretamente non ha senso: non può restare conchiusa nel rito, ma deve portare a un’esplosione di vita. Eucaristia significa rendere grazie a Dio e chiede di vivere concretamente nelle relazioni questo senso di gratitudine al Padre attraverso le sue creature”.