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Lettera dall'esilio della Parola

Lettera dall'esilio della Parola

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Sono un cattolico che da poco si è riavvicinato alla fede. L’ho riscoperta perché mi hanno trascinato dentro degli amici. Li ho visti convinti in un mondo che non dice più niente di convincente a nessuno, mi hanno incuriosito, ma ho fatto fatica a seguirli fino a quando mi hanno dato in mano un vangelo. Avevo intuito qualcosa perché li vedevo entusiasti di quello che leggevano, impegnati a viverlo soprattutto.

Questo Dio, che non pensavo esistesse, ho scoperto che parla, che comunica, che dialoga, che si rivolge a me come se fossi un suo amico. Mi ha incuriosito, l’ho ascoltato finchè ho capito che la sua parola più affascinante è proprio Gesù, una parola definitiva, che mi sconvolge, mi attira, talvolta mi fa paura perché è esigente, mi destabilizza, ma ho capito che mi ama alla grande, così come sono.

Nessuno mai mi aveva fatto capire questo, pensavo che fossero tutte cose inventate dai preti per tenere la gente sotto controllo, anche buone, ma sempre datate, ripetitive, lagnose. Mi sono lentamente accorto che già c’avevo un libro aperto davanti che non ho mai letto, ma con cui ho solo giocato e consumato: la natura. Ancora di più mi è cominciato a incuriosire quello che mi dicevano gli amici perché era in sintonia con quello che scoprivo nel vangelo. Le storie delle persone che ho avvicinato e di cui mi sono per la prima volta accorto sono parole che mi svelano la sua persona, la sua passione per l’umanità, l’amicizia che finalmente sentivo con Lui.

Ho cominciato ad andare in chiesa; a messa ho cominciato a sentire tante parole; non aspettavo più che finissero per tornarne fuori, ma mi incuriosivano per quello che dicevano a me; facevo fatica a capire, perché mi mancavano sentimenti, curiosità vera, silenzio interiore; ho sempre ascoltato solo quello che ritenevo utile per me e mi trovavo sempre solo con me stesso.

C’è qualcuno che ascolta con me, che mi prende per mano e me la interpreta ‘sta Parola, che non sempre segue la mia logica? Non mi vergogno di dire che la mia vita è una perenne corsa nella nebbia. Come faccio a trovare luce per i miei fallimenti, le mie paure, i miei desideri, i miei progetti?

Sento che la mia vita ha bisogno di chiarezza , di verità, ma la confondo con la certezza, una sicurezza quale essa sia, che mi tolga dall’affanno.

Sento il bisogno di accompagnare l’incontro che mi pare di stabilire con Dio quando ascolto la sua Parola con gesti, con fatti.

Mi sento proporre incontri concreti con Gesù, ma mi ritrovo solo e espropriato da gesti quasi magici lasciati a se stessi. Mi rifugio allora in me, ma mi accorgo che anche lì la Parola di Dio scritta la imprigiono con la mia ragione accomodante. C’è qualcuno che mi accompagna non con le sue parole, ma con quelle di Dio?

Le domande sono tante, ma non voglio smettere di farle, perché è finito per me l’esilio dalla Parola di Dio. Non voglio solo leggerla , ma ascoltarla. So che c’è e che Lui mi parla. Per adesso questo non mi basta, ma mi dà forza.

Ai miei amici perché non mi lascino solo.

 

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