Colmegna: la cultura della carità
Parola - carità è un binomio che va rimesso in circolo. È il Signore, con l'incarnazione, che ha immesso questa dinamica. Il rapporto tra Parola e carità non può prescindere dalla spiritualità: Marta e Maria – Chiesa della carità e Chiesa contemplante – sono due modelli di Chiesa che devono coesistere. La carità è stabilirci ai piedi della Croce, di Gesù, e cogliere quel donarsi per amore fino alla fine. La carità ci richiama il bisogno contemplativo e una tensione al "bene del mondo".
La Chiesa povera non è un messaggio demagogico, ma una condizione per accogliere il Vangelo, quel ‘non sono venuto per i sani, ma per i malati’.
La prassi di carità, gratuita, deve fare i conti con il mantenimento delle strutture, che implica aspetti economici e di gestione delle risorse umane.
Occorre una sapienza, una cultura della carità, che superi la sussidiarietà, perché la Parola sia veramente liberante, non solo prassi di un generico buonismo. Si tratta di sentire la carità come una vera e propria consacrazione allo stile di vita del Vangelo. La Parola contemplata implica il desiderio di tempo nuovo, una tensione al Regno di Dio, che mette in circolo parole e gesti che sono il vento contrario nel secolarismo.
La figura della locanda, in cui ci si prende cura l'altro, è immagine di una Chiesa che vuole far sorgere speranza, nell'attesa del ritorno glorioso di Cristo. Nei fatti d'amore, fino al dono della vita (martirio), s'irradia la Parola di Vita, che diviene parola degli uomini e vibra di atteggiamenti che rimandano alla Parola, ritornano alla Parola.